Arte, Storia, Cultura e Tradizioni

Riace

La città di Riace si trova ad una altitudine di circa 350 m. slm. e a circa 7 km dalla costa Jonica della provincia di Reggio Calabria. Dista dal capoluogo circa 135 km. E' adagiata sulle dolci colline alle estreme pendici del massiccio montuoso delle Serre, ma il suo territorio comunale si allunga sino alle bianche spiagge del mare Jonio. Confina con i comuni di Camini, Stignano e con il mar Jonio.
Sul territorio comunale si rileva la presenza di due corsi d'acqua: il torrente Riace ed il torrente Guardia.
Il territorio comunale occupa un'area di 16.05 kmq, e comprende la frazione di Riace Marina (da diversi anni rinomata stazione per il turismo balneare), e le contrade Coltura, Malomo, Pruppi, Prescopio, Pipedo, Paglietta, Iannino, Caporalina.
La popolazione (detti "riacesi") é di 1672 abitanti di cui 805 maschi e 867 femmine.
Il borgo rivela una origine medioevale: é possibile vedere i resti dell'antica cinta muraria, purtroppo distrutta nei secoli scorsi da scosse telluriche. Di essa restano due delle porte di accesso alla città, la porta S. Caterina e la porta dell' acqua. La città si caratterizzava anche per la presenza di numerose chiese, alcuni facenti parte integrale della cinta muraria, testimonianza della radicata fede religiosa dei riacesi. Tra tutte queste da segnalare la chiesa di San Nicola, la chiesa Matrice, e soprattutto il Santuario dei Santi Cosma e Damiano. La fede religiosa dei riacesi è oltremodo dimostrata dall'imponenza della festa dedicata ai loro Santi protettori
L' economia riacese é prevalentemente agricola. Molti i campi coltivati a ulivi, vigneti e agrumi. I piccoll insediamenti produttivi esistenti, la maggior parte dei quali a conduzione familiare, si occupano della trasformazione in olio vino e della vendita di arance, limoni e mandarini nei mercati dell' hinterland. Riace é famosa anche per le primizie: si trovano piselli e fave anche fuori stagione. Poco sviluppata é, invece, l'attività artigianale, che é andata diminuendo nel tempo. Anche il commercio non é molto fiorente, per via della presenza sul territorio circostante di centri abitati di maggiore importanza.

Le origini di Riace risalgono ad epoca aragonese. Tutto il paese ne rivela l'origine in cio` che resta dell'architettura mista catalano-aragonese, nelle viuzze, negli edifici sacri e nei palazzi privati. In precedenza l'area doveva essere sede ambita dal monachesimo basilano che pone la preghiera, con l'eremitismo alla base della vita in comune (LE REGOLE di San Basilio Il Grande, 330-379 d.C. vescovo di Cesarea dal 370). Quanto alle origini del nome, Riace non si discosta da Monasterace, Gerace, o dai paesi alle falde dell' Etna come Aci Trezza, Aci Bonaccorsi, Aci Platani, Acireale, Aci Catena ecc., sebbene fonti attribuiscano l'origine del nome a un diminutivo del volgare greco-bizantino Ryaki (piccolo ruscello) passando per Reatinum, Reatino, Reace ed infine Riace
Non si puo` attribuire a Riace una origine greca come facente parte del territorio di Kaulon. E` vero che ricade nel territorio della Magna Grecia, ma non esiste alcuna prova dell'esistenza di una localita` chiamata Riace fino a tutto il periodo normanno (1059-1194), svevo oppure angioino (XIV sec.)
Il piu` antico documento in cui e` citata Riace e` del 1561, in cui si parla della morte, in odore di santita` di Cristoforo Crisostomo, Riacese. Un altro dato sulla datazione di Riace ce la fornisce la campana della Chiesa dell'Assunta, su cui e` riportata la dicitura " Hanc fundere fecit campanam Confraternitas s.mi Sacramenti, A.D. 1596"
Sino all'epoca Normanna (nel 1059 Roberto il Guiscardo ebbe il Ducato di Puglia e Calabria; la fine del dominio Normanno si ebbe nel 1194 quando Enrico VI, sposando Costanza di Altavilla, uni` alla corona imperiale anche quella di re di Sicilia) la Calabria Jonica e` sotto l'influsso culturale e artistico della civilta` bizantina. La sua storia si fonde con quella di Stilo, di cui e` casale, almeno fino al Novembre 1666, data in cui l'autorita` centrale consente ai riacesi di pagare le tasse per proprio conto.
La citta` di Riace era fornita di cinta murarie ed esistevano tre porte per l'accesso: la Porta di Santa Caterina, la Porta di Sant'Anna e la Porta dell'Acqua
Ad otto chilometri dall'abitato sorge la Torre di Casamona, a Riace Marina, per prevenire gli sbarchi dei Pirati turcho-barbareschi. Era costituita da due ampie stanze sovrapposte e da una terrazza merlata, ed era dotata di un cannone. L'esistenza di questa torre e` ampiamente documentata dal 1583, prove ne sono le notifiche per i pagamenti, da parte dell' Universita` (un tipo di corporazione medioevale) di Riace, per il personale di guardia della torre, (capitani e cavalieri) notifiche che perdurano sino al 1707. La Torre di Casamona ha svolto una vitale funzione di sorveglianza sulle coste Riacesi per un arco di due secoli.
Nel 1640 Riace risulta essere abitata da 400 persone, più una in mano ai saraceni!
La zona riacese non ha conosciuto, a differenza della maggior parte dell' Italia, la civiltà feudale. La presenza di miniere di ferro e di argento favorirono l'interesse del governo centrale napoletano a non infeudare il territorio. Di questi benefici godevano anche altre città, come Stilo, o Bivongi. Nonostante ciò, negli anni 1647-48 si ebbero una serie di cruenti episodi, omicidi, saccheggi, dovuti al tentativo di infeudamento di Stilo e dei suoi casali, Riace compresa, perpetrato dal Marchese d'Arena, che con un atto illegale acquistò il casale di Stilo .Per ribadire il proprio diritto all'appartenenza al Regio Demanio ci fu anche una rivolta popolare, in Stilo, soffocata nel sangue (14 morti tra cui un bimbo di due anni). Del casale di Riace risultò ucciso il Dott. fisico Giuseppe Politi
Nel 1756 la popolazione era costituita da 508 donne e 493 uomini (1001 persone). Di questi 132 sono coltivatori diretti, 27 massari, un guardiano di pecore, due mugnai, un tiratore di seta; ci sono anche 30 sacerdoti e 18 suore; 8 calzolai, 5 sarti, 3 barbieri, 3 fabbri, uno scalpellino, un indoratore, un servitore, un fabbricatore, un aromatario. L'assistenza medica era assicurata da 3 dottori e 2 farmacisti (speziali). L'assistenza giuridica da un giudice e due notai. Risulta che sei fanciulli fossero "addetti alle lettere", evidentemente in forma privata, perché la scuola pubblica ancora non era stata istituita.
Nel 1773 fu edificata, in Riace Marina, la Cappella di San Biagio, che e` Monumento Nazionale. Fu eretta per ordine del barone Antonio Gagliardi. Si trova in prossimita` della provinciale per Riace Superiore, vicino al passaggio a livello, e attesta che Riace Marina era abitata anche nel XVIII secolo.
Nel 1783 ci fu un tremendo terremoto. Si lamento` un morto e 20.000 ducati di danni.
Nel 1815 venne istituita la scuola pubblica, piu` volte soppressa (e ripristinata) per mancanza di scolari.
Nel 1818 gli abitanti di Riace erano 1062. Gli uomini 231, le donne 362. I fanciulli erano 231, le fanciulle 208. I preti erano 8. 200 sono i contadini, 100 tra artisti e domestici. Tra disoccupati e mendicanti si contano 80 uomini e 167 donne. Si noti come, nonostante sia zona rivierasca, e nonostante l'antica tradizione dell'universita` di Riace di mantenere la Torre di Casamona, non risulti esserci nessun pescatore!
Con il crollo dei Borboni, Riace diviene uno dei comuni dell'Italia meridionale. Soffre i problemi del brigantaggio, dei moti reazionari, dell'emigrazione, come tutto il resto del meridione. Le sue vicende storiche sono quelle italiane, soldati alle guerre mondiali, fascismo, la democrazia di oggi.
Unica nota: nel 1972 vengono ripescati in mare, di fronte alla località Agranci due capolavori della scultura ellenistica, i Bronzi di Riace, che hanno portato il nome della citta` a fama mondiale.

I famosi Bronzi di Riace

I bronzi di Riace furono rinvenuti il 16 agosto 1972 sul fondale marino prospiciente la citta` di Riace da un sub dilettante, a circa 200 metri dalla costa e 8 metri di profondita`. Furono presi in consegna dai restauratori della Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria, e successivamente trasferiti al piu` attrezzato Centro di Restauro Archeologico della Soprintendenza Archeologica di Firenze. Oggi e` possibile ammirare le due statue presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Si ritiene che facessero parte di uno dei gruppi di statue, i donari, che i Greci erigevano nelle piazze o nei Santuari come dono votivo, precisamente dal donario dell'Agora` di Atene, voluto da Pericle nel 450 a.C. e forse saccheggiato da Silia nell' 89 a.C.
La statua A e` attribuita allo scultore ateniese Mirone e datata 460-450 a.C., periodo di transizione tra lo stile severo e quello classico: sono ancora evidenti le tracce di una rigida impostazione delle spalle e del torace. Era armato di un'asta che impugnava tra indice e medio, e che doveva toccare terra e scaricare parte del peso, e non indossava elmo, come si evince dalla capigliatura, rifinita anche sulla parte alta della testa. E` alta mt. 1.98.
La statua B e` stata prodotta in tempi posteriori rispetto alla precedente (430-420 a.C.). Risulta, infatti, piu` moderna, sia nella lavorazione (il bronzo e` spesso 7.5 mm contro gli 8.5 mm dell'altra statua)sia nello stile (la composizione piu` armonica della posa, la sinuosa congruenza tra l'inclinazione del bacino, la posizione del torace leggermente inclinata e la spalla destra giustamente abbassata). Si ritiene fosse armata di lancia (bilanciata, non toccava terra) scudo ed elmo corinzio. E` alta mt. 1.97.
Le due statue rappresentano due figure maschili completamente nude, talmente simili tra di loro da non potere dubitare della medesima paternita` rappresentanti non un determinato personaggio, ma l'ideale di bellezza fisica e spirituale che domino` la Greci nel periodo del suo massimo splendore. I due personaggi sono muniti di folta barba (come il Filosofo, rinvenuto a Porticello) ed originariamente erano muniti di scudo, raccordato all'avambraccio (ne rimane il raccordo) e di lancia (oppure giavellotto, o spada), andati perduti. Una delle statue ha un basso elmo di tipo attico o corinzio mentre l'altro ha i capelli trattenuti da una infibula , la sacra benda con diadema spettante agli eroi, attribuito a chi aveva conseguito una vittoria.. Ci troviamo di fronte alle figure di due eroi, o di due guerrieri, o di due atleti in un momento di riposo, che dopo avere vinto la battaglia sono stati insigniti di diadema
Il luogo del ritrovamento e` facilmente individuabile per i molti riferimenti esistenti in zona. Furono rinvenuti nel mare Jonio, a nord di Riace in direzione Monasterace, a circa 200 metri al largo della località Agranci, all'altezza del km. 130.400 della SS.106, all'altezza della cinquecentesca "Torre di Riace" alla profondita` di circa 8 metri, nel basso fondale antistante una scogliera semicircolare sommersa nota come "Porto Forticchio". E` ormai certo che questa scogliera sia il porto dell'antica citta` greca di Kaulon, base navale della flotta di Dionisio il Giovane nel 353 a.C. Porto Forticchio e` la volgarizzazione della forma latina Portus Fortilicius (porto fortificato, rinforzato). Oggi e` possibile vedere pochi scogli sommersi, ma la scogliera di protendeva a mezzaluna fino a circa 200 metri dalla spiaggia, circostanza confermata dal fatto che la nave che trasportava i bronzi naufragò sbattendoci contro, appunto, a circa 200 metri al largo (anche se c'e` chi afferma che i bronzi facessero parte dell'arredamento del porto).
Per quanto concerne la provenienza esistono diverse ipotesi.La piu` attendibile e` che le navi provengano dal naufragio di una nave oneraria romana, proveniente dalla Grecia e diretta a Roma. Insieme alle statue sono stati recuperati degli anelli metallici (che dovevano servire a fissare le statue nella stiva) ed alcuni frammenti di ceramica latina. Non sarebbe affatto strano, ricordando che i Romani di solito depredavano i popoli a loro assoggettati, trasportando a Roma tesori inestimabili. Oltretutto le rotte navali romane non passavano per il mare aperto ma lungo le coste, e passare per l'antica Kaulon era normale nella rotta che dall' Egeo portava a Roma. Altre ipotesi (meno attendibili, seppure non fantasiose) dicono che i Bronzi avrebbero potuto trovarsi nel Ginnasio, nell' Acropoli o nell' Agora` della città di Kaulon. Nel 389 a.C. quando Dionigi il Vecchio cinse d'assedio ed espugno` la citta` la saccheggio` spietatamente e ne deporto` in massa gli abitanti a Siracusa, portando con se tutte le ricchezze, compresi i Bronzi. Oppure arriviamo agli anni 280-270 a.C. ad una espoliazione della citta` di Kaulon per opera delle truppe mercenarie campane o ancora al 204-203 a.C. per la devastazione operata da Quinto Fabio Massimo il "Cunctator". In tutte queste ipotesi una delle navi, proprio quella che trasportava le due statue, uscendo dal porto, sarebbe naufragata per collisione contro la scogliera. Un'altra possibilita` e` che le statue si trovassero in un'altra citta` della Magna Grecia (Sybaris, Kroton, Skylletion o Kaulon) e fossero una preda dei Romani, durante il periodo in cui la decadente societa` greca lasciava il posto a quella latina emergente.

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